venerdì 13 luglio 2012

"I Mabinogion", a cura di Isabella Abbiati e Grazia Soldati

   I Mabinogion sono una raccolta di racconti gallesi provenienti da antichi manoscritti medievali. Furono tradotti completamente per la prima volta dal gallese da Lady Charlotte Guest durante la metà del diciannovesimo secolo e, oltre ai cosiddetti "quattro rami", di matrice chiaramente mitologica, Lady Guest inserì altri cinque racconti tradizionali del folclore gallese. Gli studiosi ritengono si tratti del più antico corpus letterario pervenutoci dal Galles: la loro importanza è immensa non solo perché sono le testimonianze più antiche sullo sviluppo del ciclo arturiano, ma perché forniscono dettagli sulla cultura, la mitologia e la lingua gallesi. Inoltre, nonostante i racconti ci siano pervenuti in una forma che è il prodotto di una tradizione medievale, certi dettagli possono andare indietro nel tempo probabilmente fino anche all'età del ferro.
   Un'opera tanto complessa e densa di simboli, frammenti di tradizioni, di episodi apparentemente assurdi per un lettore odierno, necessita per forza di cose di un solido apparato critico che purtroppo, nell'edizione che sto recensendo, manca. Sono presenti dei commenti per ognuno dei racconti, ma la qualità complessiva è molto scadente: pochissime parole vengono spese per analizzare la società gallese antica, il significato di certe figure come la "reggipiedi" nel ramo di Manawydan, o di certi dettagli come la natura dell'inganno ad Arianrhod nel dare un nome al suo stesso figlio.
   Le curatrici, Isabella Abbiati e Grazia Soldati, forniscono una lettura generale - a mio parere valida - che   vede le storie come metafore della conquista della legittima sovranità, ma infarciscono il tutto con continui e spesso forzati inserimenti di concetti neopagani derivanti dalla fantomatica "tradizione avaloniana" che loro stesse seguono (http://www.ynis-afallach-tuath.com/public/index.php). Praticamente ogni figura femminile dei racconti è superficialmente ridotta a una manifestazione dell'onnipresente triplice dea, ogni avventura dei protagonisti è vista come una discesa nell'inconscio o un viaggio spirituale di qualche tipo, e in un paio di occasioni vengono tirati in ballo concetti delle tradizioni asiatiche orientali che con l'argomento trattato non hanno nulla a che vedere. Peccato, un'occasione sprecata.
   Se cercate quindi un'edizione critica anche dal sapore vagamente accademico, questa non fa per voi. Purtroppo, a quanto ne so, è anche l'unica edizione commentata uscita in italiano.
Per chi masticasse l'inglese, il sito http://www.mabinogi.net offre il testo integrale dei quattro rami con un vasto apparato di note esplicative, anche a livello linguistico.

mercoledì 11 luglio 2012

"La stregoneria in Italia" di Andrea Romanazzi

   La stregoneria in Italia è uscito nel 2007 sotto Canali di Venexia. L'autore, Andrea Romanazzi, è un ingegnere che da più di vent'anni si interessa di tradizioni popolari e ha all'attivo diverse pubblicazioni. A quanto ne so la sua formazione nel campo dell'antropologia e degli studi folclorici è totalmente da autodidatta, ed è quindi ancor più sorprendente quanto sia professionale il suo lavoro di ricerca.
   A differenza di certi ciarlatani (sì Dragon Rouge, sì Adriano Spinelli, parlo con voi), Romanazzi si documenta, fa ricerche sul campo, condizioni che sono il minimo indispensabile per poter trattare un campo talmente vasto come quello della stregoneria italiana. Il risultato è un'opera che non approfondisce davvero a fondo nessun aspetto, anche perché penso sarebbe impossibile trattare fino in fondo certi argomenti all'interno di un libro, ma fa una sorprendente carrellata su  "scongiuri, amuleti e riti della tradizione", come recita il sottotitolo. Il lavoro di Romanazzi è un compendio delle più diffuse pratiche stregonesche che ancora oggi sopravvivono nel nostro paese, una guida davvero ottima come base di partenza per ulteriori approfondimenti.
   Il libro è diviso in tre parti: "La fascinazione magico popolare", "Magie e incanti d'amore", "Amuleti, talismani e antichi riti di protezione". I titoli sono già di per sé chiari, e le tre parti coprono gran parte delle pratiche racchiuse in queste grandi branchie della stregoneria tradizionale. Romanazzi si premura ovviamente di specificare la provenienza regionale di ciò che riporta, e fornisce degli ottimi commenti sul significato e il funzionamento delle pratiche descritte.
   Una delle qualità più importanti del libro è che Romanazzi non si lascia andare a derive neopaganeggianti, ma descrive ciò che descrive per quello che è, con un approccio il più vicino possibile a un compendio antropologico, tenendo sempre bene a mente il significato della parola "tradizione".
   Un'opera che alla fine lascia con una voglia insostenibile di sapere di più, scoprire di più. Non che il libro sia incompleto: c'è la sensazione di fondo che forse l'autore avrebbe potuto dire molto di più, ma in molti casi ho avuto l'impressione che ciò che è riportato sulla carta sia quanto di più Romanazzi avesse potuto scrivere senza violare il rispetto per le sue fonti, e per questo merita apprezzamento.
    In definitiva, un libro che consiglierei a chiunque sia alle prime armi. Non a chi voglia capire cosa sia la stregoneria, ma piuttosto a chi debba ancora sapere come funziona, di cosa si occupa, quali sono i suoi strumenti.

domenica 1 luglio 2012

Benvenuti

   Benvenuti su Osculum infame. Se siete giunti qui è sicuramente attraverso Qui giace un sogno, dal momento che il lancio ufficiale del blog che state leggendo non è ancora avvenuto. Come potete vedere è tutto ancora incompleto: restano da aggiungere diversi widget e alcune pagine, e non mi è ancora del tutto chiara la direzione che il blog stesso prenderà.
   Nell'attesa, continuate a seguire il blog gemello, sempre che i contenuti siano di vostro gradimento.